venerdì 20 marzo 2009

Libri (quelli senza figure)


Il Collezionista di Bambini
di Stuart MacBride (2005)

Se devo essere sincero, non avevo idea di chi fosse questo Stuart MacBride ed è soltanto per il prezzo molto contenuto (5 euro), che ho deciso di comprare un libro che espone un titolo così paraculo.

Ho letto"Il collezionista di bambini" e già la storia mi è passata davanti agli occhi. Un libro che si chiama così contiene già nel titolo il soggetto: un tizio (evidentemente) colleziona i bambini e si capisce da quello che c'è scritto sotto ("Un serial killer assetato di sangue innocente") che li preferisca "possibilmente freddi".

Il titolo originale è Cold Granite, quindi mi sono consolato scoprendo che la paraculaggine non è insita nell'autore.

Andiamo dritti al punto.
Di libri gialli/thriller con un maniaco omicida da una parte e l'eroico poliziotto dall'altra ne è pieno il mondo. Praticamente basterebbe leggersi un paio di romanzi di Michael Connelly e Robert Crais e già si potrebbe scrivere una storia adatta ad un libro. Allora quello che deve fare un decente scrittore del genere è riuscire a differenziare in qualche modo il suo libro da tutti gli altri.
Quindi, quando leggo un thriller di questo stampo, la prima cosa che mi chiedo è: "il signor inserire-nome-autore quanto ha copiato dagli altri autori del genere?".
Beh, in questo caso la risposta è: "ben poco!".

Tanto per cominciare l'ambientazione. Niente USA, niente New York, Los Angeles, Miami o Las Vegas, MacBride è scozzese e ambienta la vicenda a casa sua. Ad Aberdeen per la precisione. Una tipica città del Nord della Scozia, che non può non essere fredda e piovosa. Cliché? Beh, il tizio ci vive, in Scozia...lo saprà! Il soprannome della città è La città di Granito, il che spiega anche il titolo originale Cold Granite

La prima cosa che mi ha colpito è quindi l'originalità dell'ambientazione, da intendersi non esclusivamente come "luogo in cui si svolgono i fatti", ma proprio come ambiente che fa da sfondo alla vicenda, diventandone un elemento caratteristico. I personaggi vanno per pub, dove anche i poliziotti si ubriacano allegramente e dove spesso parte la scazzottata. Il modo di fare delle persone che si muovono nella storia è rude, sgarbato, tipico della gente del posto. I padri sono contenti se i loro figli giocano bene a calcio, si discutono le partite dell Aberdeen Football Club e c'è astio nei confronti degli abitanti di Aberdeen che vengono da Edimburgo, rappresentati come gente un po' saccente. L'ambientazione, quindi, è la prima cosa che mi ha favorevolmente impressionato.

La seconda è il personaggio principale. MacBride sembra prendere un po' in giro lo stereotipo del classico "Eroico Poliziotto" e ci offre un personaggio che, pur appartenendo alla categoria, visti i suoi meriti in ambito investigativo, è pur sempre un comune mortale. E questo vuol dire che non ha nemmeno quei grossi drammoni interiori alla Harry Bosch. Non fraintendetemi, adoro Connelly, ma il suo personaggio si immedesima un po' troppo nella figura del tipico investigatore (passato burrascoso con le donne, problemi con l'alcol, esercito, Vietnam...insomma uno che sembra in tutto e per tutto il personaggio di un libro!).
Logan "Lazzarus" McRae è un sergente del dipartimento di polizia di Aberdeen che ha alle spalle il merito di aver risolto un caso particolarmente eclatante che gli ha donato una certa notorietà, delle brutte ferite da coltello allo stomaco e una sospensione temporanea dal servizio. Sospensione che viene subito sospesa (EH?) quando viene ritrovato il cadavere di un bambino in un fosso. Il caso gli viene affidato e il povero Laz (soprannome che odia) è costretto a farsi in quattro per tentare di risolverlo.
All'inizio sembra veramente di ritrovarsi davanti l'Eroico Poliziotto già visto e rivisto, ma in breve si capisce che Logan non è assolutamente quello che sembra. Tanto per cominciare, con le donne è di una timidezza allucinante. Non ha il fascino del maledetto a cui le donne non resistono e non è nemmeno uno che non riesce ad amare le donne per un qualche motivo particolarmente toccante. E' semplicemente uno sfigato! E' imbranato, non ci sa fare, da appuntamenti e poi li dimentica, e rimugina e rimugina se invitare o meno la bella poliziotta per una cena. E viene abbattuto anche un altro dei cliché del genere investigativo:

SEGUE SPOILER (evidenziare con il mouse per vedere)

Logan McRae, per tutta la vicenda non tromba! O meglio, non se lo ricorda se l'ha già fatto perché era ubriaco marcio, ma i fatti fanno presumere di no. E ci siamo risparmiati anche lui che guarda lei nel letto mentre dorme e pensa ai bambini che muoiono e a questo mondo che AH! quanto è crudele. Scordatevi le solite menate da poliziotto duro e disilluso

FINE SPOILER

In sintesi Logan, alla fine del libro, ci fa una bella figura, ma nemmeno troppo. E' timido con le donne, si mostra terribilemte a disagio con le ex, fa gaffe imbarazzanti, quando si ritrova a subire in prima persona un'aggressione è terribilmente impaurito (ma proprio nel senso che si scacazza sotto dalla paura! No che è leggermente timoroso e arrabiato che comunque l'adrenalina fa più che bene in simili situazioni, nono proprio che vorrebbe essere altrove!). Resta comunque un ottimo poliziotto, è coraggioso quando serve e farebbe di tutto per gli amici, ma non è Superman è un normale essere umano che veste una divisa. Un essere umano che fa cazzate, che ogni tanto dice qualcosa di poco felice e se ne pente subito dopo. Che a volte trasgredisce le regole e ha paura di essere scoperto.
Ho apprezzato molto com'è reso il personaggio, secondo me, uno dei punti di forza del libro. Anche i personaggi secondari sono ottimi, mai banali e spesso piuttosto carismatici.

La vicenda narrata ha il grosso pregio di non essere troppo diluita. Ho notato che uno dei difetti di chi scrive thriller polizieschi è di far perdere al lettore il senso del tempo. Non si capisce bene quando si svolga il tutto e a volte si perde il senso della realtà. Questo succede quando si sacrifica la linearità della narrazione per avere un maggiore impatto sul lettore. Magari si inseriscono diversi punti di vista, spesso ambientati in tempi diversi e alla fine il lettore perde un po' la connessione con la vicenda narrata. In questo libro invece c'è soltanto un primo capitolo di appena una mezza pagina che ci mostra un punto di vista diverso da quello di Logan e un ottimo alternarsi di due differenti punti di vista verso la fine (uno è di Logan McRae e l'altro di Jackie Watson, la bella poliziotta).
I dialoghi sono forse il vero punto di forza; quel qualcosa in più che eleva un libro scritto bene ad un libro che ti fa venire voglia di scrivere qualcosa sul tuo blog.
Sono funzionali alla narrazione, né troppo lunghi né troppo brevi e hanno un'efficacia incredibile. Sono efficaci. Lo so che detto così non vuol dire un cazzo, ma prendendolo in senso letterale, si può dire che sono dialoghi "che raggiungono lo scopo".
Vi garantisco che leggendo questo libro vi farete delle grosse risate e godrete della brutalità dei "vaffanculo" con i quali alcuni criminali salutano l'arrivo della polizia e vi esalterete come pazzi per alcune delle frasi dell'ottimamente reso ispettore Insch. Come si fa a resistere a frasi del tipo:

-Se non cominci a parlare farò in modo che tu venga messo in cella col più lurido e perverso stupraculi che hanno lassù!

Ecco. Questa frase sintetizza quello che intendo con il termine "efficace". E vi assicuro che ce ne sono molte come questa!

Lo stile mi è piaciuto parecchio. E' semplice, ma mai banale. Le descrizioni possono anche essere dettagliate, ma non vi faranno mai distogliere l'attenzione da quello che sta succedendo, cosa che in un thriller deve in assoluto essere la priorità. Come già detto, i dialoghi meritano una menzione d'onore. Li ho trovato molto vicini, per alcuni aspetti, a quelli del noto fumettista Garth Ennis. Sono diretti, veloci e schietti e mi piacciono un frego!

Al termine della vicenda tutto quadra. Ogni pezzo è andato al suo posto e non ci sono trucchetti da romanziere per creare la sorpresa. Molti scrittori di thriller semplicemente lasciano cadere un tassello del puzzle sotto il divano e te lo fanno ritrovare solo alla fine. Nascondono qualcosa, un particolare, una piccola relazione che prima non c'era e improvvisamente salta fuori, in modo che il disegno generale appaia chiaro (e spesso, purtroppo, mortalmente avvilente a causa dello spiegone finale). Al contrario, MacBride ha il notevole merito di sbatterti tutto direttamente in faccia e rivelarti cose che non sapevi mano a mano che la narrazione procede. Quello che non va assolutamente interpretato come un difetto è la possibilità che il lettore stesso riesca ad intuire qualcosa e anticipare l'autore. E' anzi un ottimo modo per coinvolgerlo nella storia, per farlo scendere in campo al fianco del sergente McRae a scervellarsi per trovare il colpevole. Anche perché, in fondo, non sarebbe troppo difficile far spalancare la bocca del lettore per ogni singola rivelazione. Basta sempre far cadere il suddetto pezzo del puzzle sotto il divano. Più facile di quanto sembri.

L'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso è il fatto che Logan non tiri mai fuori la pistola. Anzi, sembra che non ce l'abbia proprio!
Non che mi manchi il classico "inserire-nome-investigatore gli puntò contro la pistola", ma semplicemente credo che in un paio di occasioni gli avrebbe fatto comodo, al buon Logan, portarsi appresso l'artiglieria!

Conclusione

Il collezionista di bambini è, a mio modo di vedere, un ottimo thriller, capace sia di creare una certa suspense che di tessere una narrazione comprensibile, lineare e particolarmente divertente. E' capace di catturare l'attenzione del lettore e di fare un ottimo uso di uno sboccato senso dell'umorismo(che io ADORO!). Tutto fatto egregiamente. Paga soltanto il difetto di avere un paio di situazioni poco chiare e altre che risultano fin troppo immediate, tanto che a volte il lettore deve "aspettare" che anche Logan raggiunga le sue medesime conclusioni. Pur non essendo un difetto (come ho già spiegato prima) è comunque una cosa che può non piacere, quindi la metterei tra le sfumature di grigio.
Questo libro è il primo di una serie che vede come protagonista il sergente Logan McRae, che si compone ad oggi di cinque capitoli, di cui solo i primi tre sono stati tradotti e attualmente in vendita in Italia. Io vedrò di procurarmi anche gli altri e non posso non consigliarvi di leggere questo primo libro della serie. Sono soldi spesi benissimo.

Il voto di Vic: 7,5

domenica 8 marzo 2009

Il cinema secondo Vic: Parte 2


Reservation Road di Terry George con Joaquin Phoenix, Mark Ruffalo, Jennifer Connelly, Mira Sorvino, Elle Fanning


Sinceramente questo è uno di quei film che normalmente evito come la peste. Il punto non è tanto nella qualità della pellicola, ma nel gigantesco tema di fondo che è comune a circa mille miliardi di altri film: il drammone familiare.

Insomma, guardate la locandina qui a sinistra. Quattro tizi. Due donne, due uomini (già si intuisce che sono due coppie). Nessuno sorride manco per sbaglio.
Secondo voi può essere un film che sprizza allegria da tutti i pori? NEIN!
Secondo voi Joaquin Phoenix rinverdirà i fasti di Commodo, ovvero l'imperatore romano FROM HELL del film in cui Russel Crowe appare sudicio per tutti i suoi 155 minuti e scenderà nell'arena a duellare con Mark Ruffalo? NON!
Secondo voi ci saranno inseguimenti, lapidarie frasi sussurate con la mascella contratta e il fucile a pompa in mano, ammazzamenti e torture fantasiose e nudi gratuiti? NEJ!
E allora che lo vedo a fare???

Boh!

Il fatto è che, per quanto la trama del film possa essere semplicemente espressa con la frase " eppure erano una famiglia felice", per quanto si capisca sin da subito che si tratterà di un film girato per far versare lacrimoni alle donnicciuole, per quanto il fruitore medio di film-cazzate come me sia fermamente convinto che tali film siano il male puro, non ho resistito all'impulso di vedermelo...leggasi: "non avevo un cazzo da fare".

Dunque.
Eppure erano una famiglia felice.

Qui, a dire la verità, le famiglie sono due e solo una è felice...ma non temete, lo sarà ancora per poco.
Famiglia numero 1: quella di Joaquin Phoenix. Lui, lei (Jennifer Connelly), lei piccola (Elle Fanning) e lui piccolo (non vive abbastanza a lungo da essere inserito nei credit del film). E' il saggio di musica del piccolo morituro e l'allegra famigliola si riunisce, ride, scherza, il bimbo lancia i sassolini sull'acqua con Commodo e così via.
Famiglia numero 2: quella di Mark Ruffalo. Lui porta il figlio a vedere la partita dei Red Sox. Gli suona il cellulare e la moglie (perché ancora non sappiamo che sono separati) lo cazzia allegramente perché è tardi e il figlio ancora non è tornato a casa.
Famiglia numero 1: si mettono in viaggio con l'auto. Elle Fanning e il cadavere che cammina hanno catturato delle lucciole e le tengono in un barattolo.
Famiglia numero 2: Ruffalo e il figlio escono dal parcheggio. E' così tardi che potrebbe essere presto e il paparino ha premura di tornare a casa. Lucas, il figlioletto, si toglie la cintura(mah...) per accendere la radio e sentire le notizie sportive. Sì, nel caso ve lo stiate chiedendo, avevo puntato i miei soldi su di lui, ma come vi ho già spifferato, a morire sarà il figlio di Phoenix.
Famiglia numero 1: si fermano ad un'area di servizio. La vittima designata se ne va al bordo della strada per liberare le lucciole che aveva chiuso nel barattolo.
Famiglia numero 2: Ruffalo arriva sparato con il suo SUV. Gli suona il cellulare e per non infastidire ulteriormente la mogliettina rompicazzo si affretta a rispondere, ma a causa della disattenzione sbanda e investe finalmente il ragazzino con il bersaglio sul petto.

"E signore e signori, Ruffalo The Buffalo si porta in vetta alla classifica! E che colpo! Un bambino sotto i 12 anni vale ben 70 punti! Che grande corsa!"

Se fosse stato "Anno 2000: La corsa della morte", una voce da un altoparlante avrebbe commentato così.
Nel film invece, si da il via ad un girotondo di sentimenti contrastanti.
Ruffalo scappa subito via dal luogo dell'incidente, per paura che un eventuale processo possa portargli via la possibilità di vedere il figlio. Ma in fin dei conti, non è un bastardo quindi il senso di colpa lo affligge terribilmente, insieme alla paura di essere scoperto.
Phoenix all'inizio cerca di rimettere insieme i cocci e continuare a vivere la propria vita, ma il suo attegiamento cambia quando scopre che in realtà, per casi del genere, vengono effettuati pochissimi arresti. La moglie, Jennifer Connelly, dapprima appare distrutta dal dolore e dopo cerca di farsi forza per non rovinare la vita all'altra figlia.
Un punto di forza del film sono proprio i cambiamenti che avvengono all'interno dei personaggi, che appaiono eternamente combattuti.
Il tutto è reso magnificamente da Joaquin Phoenix e Jennifer Connelly, che sfoderano due ottime interpretazioni. Un po' di meno Ruffalo, il quale,per colpa del personaggio, preda del senso di colpa e della paura, è costretto a recitare come uno che stia perennemente sul punto di cacarsi addosso:


La vedete quella faccia? Ruffalo tiene questa faccia per tutta la durata del film. Si potrebbe chiamare la "tecnica Sylvester Stallone".

Una delle note dolenti è l'interminabile serie di coincidenze che ci sono in questo film, che a tratti mi sono sembrate delle forzature a livello di trama grosse come montagne:

-Lucas e il bambino morto stavano nella stessa scuola (e vabbè, fino a qui il discorso regge).

-La ex moglie di Ruffalo è l'insegnante di musica dell'altra figlia di Phoenix.

-Ad un certo punto Phoenix decide che ha bisogno di un legale e indovinate chi sceglie? Proprio lui, Ruffalo, che nel tempo libero, quando non ammazza bambini, fa l'avvocato. La sua reazione, ovviamente, non può che essere questa:

Ditemi voi se non ha scritto in faccia: "sì, sono io che ho ammazzato tuo figlio".
Qui ho veramente pensato "adesso se la fa addosso! Adesso se la fa addosso!!!"

-Il deus ex machina che permette a Phoenix di scoprire che è stato proprio il suo avvocato ad investire suo figlio è questo: la figlia di Phoenix e il figlio di Ruffalo partecipano entrambi ad una specie di saggio/recita della scuola e proprio quel giorno, Ruffalo ha deciso di mettersi lo stesso cappello da baseball che aveva il giorno in cui ha investito il figlio di Phoenix.

Ad un occhio disattento potrebbero apparire come piccole stronzate, ma in effetti non è così. Senza queste "coincidenze" la storia non andrebbe da nessuna parte, visto che sono il collante che la tiene in piedi.
A livello di trama, in fin dei conti, non è niente di speciale, ma dal punto di vista delle emozioni, il film fa il suo sporco lavoro.
L'intenzione di trovare il colpevole dell'uccisione del bambino diventa l'ossessione del padre, che in poco tempo viene risucchiato sempre più dal dramma di cui è vittima. Inizia a investigare piuttosto goffamente, riducendosi a fotografare con il cellulare tutti i SUV di colore scuro che incontra sulla strada. Fa cilecca a letto e litiga violentemente con la moglie, che lo accusa di trascurare l'altra loro figlia.
Arriva persino al punto di iscriversi ad una specie di community di genitori che hanno perso i figli sulla strada.

Della serie: "su Google si trova di tutto".

Ruffalo invece sfoga il senso di colpa correndo a qualsiasi ora del giorno. Ormai è quasi pronto per le olimpiadi, quando decide che deve vuotare il sacco alla polizia e incide un nastro con la videocamera, in cui spiega al figlio la situazione e gli chiede scusa. Si concede un'ultima settimana di tempo insieme al figlio, poi gli consegnerà il nastro e andrà dalla polizia . Ovviamente continua nella brillante interpretazione dell'uomo con la diarrea scorticante, soprattutto nei frangenti in cui Phoenix gli parla:

In questa discussione Phoenix gli rivela il suo intento di farsi giustizia da solo...ok, forse qui l'interpretazione di Ruffalo è abbastanza calzante!

Il finale è abbastanza coerente.
Phoenix compra una pistola e quando ormai non ha più dubbi sulla colpevolezza di Ruffalo, va a casa sua, lo prende e lo ficca nel portabagagli della macchina. Lo porta in riva al lago dove aveva giocato per l'ultima volta con suo figlio e lo fa inginocchiare accanto all'acqua. Ma lui non è "The Punisher" è solo un professore di circa quarant'anni con la panza e, prima, nel tentativo di far uscire Ruffalo dalla macchina, lo colpisce con la pistola e finisce per impallinare il portabagagli, poi si fa disarmare dallo stesso Ruffalo, che in uno slancio di spirito di autoconservazione cerca di salvare le penne.
Gli strappa la pistola dalle mani e se la punta alla tempia, supplicando Phoenix di chiedergli di premere il grilletto. Allora l'altro capisce che non ha di fronte un mostro, ma un uomo qualsiasi che ha fatto una cazzata e che il senso di colpa lo ha già punito. Quindi se ne va e Ruffalo rimane lì senza sapere bene cosa fare.
L'ultima scena è molto toccante e mostra Lucas che guarda il filmato in cui il padre gli confessa quello che ha fatto, svelandoci (o almeno così lascia intuire) che Ruffalo abbia deciso di andare alla polizia.

Fine della storia.



Quello che vale la pena ricordare:

Elle Fanning nel ruolo della bambina perfetta.


Suona il pianoforte così bene che i genitori dimenticano che solo dieci minuti prima erano sul punto di scannarsi. Riappacifica gli animi e nonostante un cedimento iniziale in cui piange la morte del fratello, appare l'unico personaggio nella storia che sembra mantenere il controllo, forse perché protetta dall'innocenza della gioventù.
La stessa innocenza che la spinge a chiedere alla madre se il fratello, dal Paradiso, riesca a sentire la musica che lei suona.


Secondo me, questa bambina è uno Skrull.

Quello che è necessario dimenticare:

L'occasione della recita scolastica è la summa di tutte le coincidenze e tutti gli interpreti si ritrovano nella stessa stanza unite dal volere del sommo sceneggiatore.
Tocca a Lucas ad esibirsi in un numero comico. Sale sul palco e chiede: "Qual'è il contrario di progresso?"


E tutti in coro rispondono: "Coooongreeessoooo!"


Applausi. Tutti ridono. L'uomo con la diarrea batte le mani.

Stupore.


Conclusione:
In buona sostanza (come direbbe l'avvocato di Benigni), il film non è niente male. La storia mi è sembrata un po' tirata via e infarcita di trucchetti per farla procedere, ma in fin dei conti si può liquidare il tutto con un sonoro STICAZZI DELLA STORIA.
Gli attori sono bravi, i personaggi fatti bene e la regia svolge il suo compito egregiamente, regalando sempre dei primi piani molto espressivi e un paio di scene degne di nota.
Un film in cui muore una persona sola, secondo i miei standard, non merita il prezzo del biglietto, ma a volte bisogna pur cambiare!
Il rischio di caduta dei testicoli è alto, ma se siete tipi che si fanno trascinare da quello che succede su schermo, lo apprezzerete.
Di sicuro ha il merito di non essere un film in cui si può fare della facile retorica. Non è facile schierarsi dalla parte del padre che ha perso il figlio a causa dell'incidente, né da quella di chi l'incidente l'ha provocato. Non esistono assassini e vittime, non esistono buoni e cattivi, esistono solo le infinite trame della SFIGA!
Se avesse una storia un po' più solida, sarebbe un ottimo film.

Ah, Reservation Road è il nome della strada in cui Ruffalo mette i 70 punti sul suo tabellone.

Voto: 6,5

domenica 1 marzo 2009

Il cinema secondo Vic: Parte 1

Prima di cominciare due piccole avvertenze:

1)come ho già detto nel primo post di presentazione, nessuno dei fratelli Vega ha una qualsiasi conoscenza delle tecniche cinematografiche, letterarie o fumettistiche, quindi è con estrema umiltà che posteremo le nostre opinioni. Tutto quello che leggerete, malgrado esprima il nostro punto di vista e contenga un voto finale, non può essere in alcun modo considerato una recensione. Se un qualsiasi prodotto (film, fumetto, album, libro) non ci piace, non faremo altro che tentare di infiocchettare il meglio possibile il semplice e lapidario commento "ci fa cacare sangue dalla bruttezza".
Per cui siete avvertiti: è inutile fare interventi da pseudo-intellettuali o da esperti del settore del tipo "LA CARROZZELLA!!! L'OCCHIO DELLA MADRE! L'OCCHIO DELLA MADRE!!!" o evidenziare come il film approfondisca la visione distopica del moderno dissapore tra la classe dirigente e l'uomo della strada che ignora la fenomenologia del movimento operaio e AH! LA TAUROMACHIA!
Se siete "gente di un certo livello", non sprecate il vostro tempo a cercare di inculcarci un po' di sapere. Abbiamo scelto di morire ignoranti.

2)Tutto quello che segue è ovviamente disseminato di SPOILER ATOMICI. Leggete a vostro rischio e pericolo.

The Hitcher
di Dave Meyers con Sean Bean, Sophia Bush, Zachary Knighton, Neal McDonough

Film brutto. Punto.




Ok, proviamo ad argomentare un pochino.
La storia è semplice e piuttosto lineare. Due ragazzi, Jim e Grace, partono per le classiche vacanze con amici in località che danno tutte l'idea di essere sulla lista nera del prossimo film di Jason. Già ci si immagina un lago, una casa di legno, tanto alcol e ragazzette disinibite.
Ma questo film si chiama The Hitcher non Venerdi 13, quindi potete scordarvi di vedere un tizio grosso come una casa fare a pezzi tanti adolescenti arrapati con un machete o un'ascia. Prima di tutto cerchiamo di classificare questo film...errr...thriller? Horror? Action?
Boh, 'sti cazzi del genere, parliamo piuttosto di quello che succede.

Jim e Grace sono due classici giovanotti americani. Lei studia, lui è una specie di duro dal cuore d'oro con il tatuaggio sull'avambraccio. Lei vorrebbe avere figli, lui pensa piuttosto all'impressione che farà alle amiche di lei(il parere di Vic è che Jim in realtà abbia intenzione di cornificare la ragazza a ripetizione).
Insomma, inizia il film e sembra una specie di American Pie on the road con l'unica differenza che non fa ridere. Sono giovani, sono belli, hanno una macchina da urlo e si apprestano ad avere una vacanza straordinaria. Cosa può andare storto in questo quadretto idilliaco?


Semplice, i due incontrano sulla loro strada un autostoppista pazzo.
Sì, la trama non è un granché. A questo punto il film smette di essere American Pie e diventa una specie di mezzo-thriller che non fa stare in tensione nemmeno per un secondo netto.
Prima, il buon Jim rischia di investire l'autostoppista con la macchina, poi scappa via spronato dalla bella Grace, che una mezza idea riguardo alla sanità mentale di un individuo che sotto la pioggia battente, di notte, si mette in mezzo alla strada a fare l'autostop, se l'è già fatta.
Ma Jim è un buon samaritano, sveglio come una colonna di granito e alla successiva stazione di servizio decide di dare un passaggio al pazzo man...al tenero signore che sembra così TAAAANTO una brava persona.
Il risultato è che i due si ritrovano rapidissimamente in balia del pazzo, che armato di coltello minaccia di cavare un occhio alla bella Grace, a meno che il suo gentile e disponibile ragazzotto non dica la frase "io voglio morire".
Jim, purtroppo, non vuole morire, inchioda, fa sbattere il grugno del killer sul cruscotto e insieme alla ragazza lo cacciano fuori a pedate.
Fine del film.

VE PIACEREBBE!!!
E invece no.

Mentre i due sono in viaggio vengono superati dalla classica family car bianca della classica famiglia americana bianca, con due classici pargoli sui sedili posteriori che giocano con il pupazzone di una ranocchia.
La ranocchia viene spostata e c'è il colpo di scena:


THE MUTHAFUCKIN' KILLER IS BACK!
Sì, il tutto è abbastanza telefonato. Il colpo di scena non c'è, lo spettatore già si aspetta una cosa del genere. Fondamentalmente questa scena descrive alla perfezione il film. Non c'è mai una sequenza che colpisce per la sua originalità o che faccia fare almeno un salto sulla sedia allo spettatore. E' tutto scontato, facilotto, banale.
Comunque i due ritroveranno la family car più avanti, sul bordo della strada.


Provate ad indovinare fra queste due possibilità: 1)il killer è sceso a pisciare e non ha fatto niente alla famiglia per bene; 2)il killer ha fatto a pezzi l'allegra famigliola.
Se avete scelto la 1, probabilmente, nelle vostre mani questo film sarebbe riuscito quasi decente.
L'unico sopravvissuto è il capofamiglia, che il buon samaritano Jim si mette in testa di salvare a tutti i costi malgrado abbia perso svariati ettolitri di sangue. Si fermano ad una stazione di servizio e chiedono alla cameriera stronza di chiamare la polizia. La cameriera sarà pure stronza, ma di certo non stupida e resasi conto di quello che sta succedendo, dice alla polizia quello che gli si para davanti agli occhi, ovvero due giovani con un tizio morente in una macchina.
Da quel momento in poi il film entra in un loop interminabile. La polizia insegue i due giovani convinti che siano criminali e il killer appare misteriosamente quando lo spettatore più se lo aspetta a fare terra bruciata intorno ai due, scaricando la colpa delle morti sui ragazzi.
A capo delle operazioni di polizia c'è lui:


Ovvero Neal McDonough, un uomo che è nato per fare il cattivo nei film d'azione o il poliziotto cazzuto. In questo caso fa il poliziotto cazzuto e non è affatto convinto della colpevolezza dei due ragazzi. Ma il suo lavoro gli impone comunque di dargli la caccia e il film passa da un mezzo-thriller a una versione violenta di Scuola di polizia...ah, dimenticavo, nel mezzo si verificano scene di una stupidità imbarazzante, tipo questa:


Ovvero "la macchina che cade dal nullaTM" che per poco non fracassa il crapino della bella Grace. Ok, probabilmente è stata lanciata dal killer, ma perché? Se avesse voluto ammazzarli avrebbe potuto tranquillamente usare il fucile che ruba dalla stazione di polizia, ma invece gli scaraventa contro il pick up così gli spettatori, come i bambini di Povia, fanno OOOOHHH! e MINCHIA CHE BEL FILM! e invece no! Sta scena non c'entra na mazza!
Comunque...i due fuggono per la strada e il tono cazzaronesco ha il suo apice. Questo film è quanto di più infamante nei confronti della polizia americana sia mai stato girato.
Allora:
i due fuggono a bordo di una macchina della polizia. Arriva la cavalleria:


Tre macchine nello specchietto retrovisore. Poi, come se non bastasse, arriva anche l'elicottero (sempre nel classico stile da "adesso ti faccio la scenona", ovvero il trucco della "macchina che cade dal nullaTM", solo che qui è "l'elicottero che appare dal nullaTM"):


I due sono fregati, anche perché da una delle macchine si sporge dal finestrino un poliziotto con un fucile lungo come un treno merci, che si diverte a bucherellare il mezzo di trasporto dei due fuggiaschi. Jim e Grace devono accostare.
A questo punto, io, personalmente, avevo già le braccia alzate al cielo e la maglietta rimboccata sopra la testa in segno di vittoria. Sono il Fabrizio Ravanelli del cinema, in quel momento. Se i due si fermassero, il buon Neal-capodellapolizia prenderebbe la decisione giusta e darebbe la caccia al vero colpevole, ovvero l'autostoppista assassino.
E invece, in un turbine di vaffanculi, appare dal nulla il suddetto killer a bordo di una macchina da un milione di dollari:


e si fa largo a sportellate tra le 3 (ripeto TRE! 3! TREEEE!), macchine della polizia, seminando morte e distruzione:


le macchine si cappottano come se niente fosse, poi, non contento, armato di una pistola (ripeto DI UNA PISTOLA!), si libera anche dell'elicottero:












Ma curiosamente non fa niente ai due ragazzi...ok, già da questo punto in poi si capisce che non può finire bene 'sto film, ma quello che succede poi è ancora peggio!
I due si ritrovano in un motel e mentre la bella Grace rimane sotto la doccia (no, non si vede niente...) Jim se ne va allegramente in cerca di un telefono...ovviamente farà una brutta fine.
Anche questa scena è pessima.
La ragazza arriva e trova Jim legato con delle catene a due camion. Il pazzo omicida minaccia di separare la parte sopra di Jim, dalla sua adorata parte sotto. Grace ha una pistola...spara alla catena? NO!
Si siede alla cabina di guida, dove il pazzo ha il piede sull'acceleratore.
-Se mi spari, tolgo il piede dalla frizione e ammazzo il tuo ragazzo...avanti fallo perché io sono pazzo e tu mi devi uccidere e blablabla dialogo inutile.
Lei piagnucola come un vitello e gli tiene la pistola puntata in faccia, ma non gli spara! Potrebbe sparargli e spegnere all'istante il motore...ma non lo fa!
Arriva la polizia! E cosa fa? Libera il giovane? Ovviamente no! Tutti puntano la pistola su Grace e gli intimano di gettare l'arma!!! Il pazzo omicida parte a razzo e Jim finalmente scompare da questo film. Alleluja!
Il killer viene arrestato, ma il film non si decide a finire. Mentre viene scortato in una prigione il buon pazzo omicida (interpretato ottimamente, è il caso di dirlo, da Sean Bean) si spezza il pollice e buttando sangue come un maiale sgozzato si libera dalla manetta.


Si sentono suoni assurdi della manetta che raschia la carne, sangue che zampilla ovunque, lo stesso killer psicopatico che grugnisce come se stesse cacando un porcospino e la reazione della sveglissima guardia, per tutti e trenta i secondi su cui si sviluppa la scena, è questa:


Immobile. Nemmeno respira. La guardia in questione ha un passato da mimo e non si accorge che il caro psicopatico che sta trasportando si libera dalle manette.
La giustizia divina vuole che questo tizio muoia, assieme agli altri due poliziotti nell'abitacolo del trasporto corazzato (due davanti a cazzeggiare e un solo poliziotto dietro a fare la guardia al Rambo che ha appena dimezzato le forze di polizia con una pistola? vabbè...) e perfino al poliziotto cazzutto Neal.
Poco prima che il biondo Neal muoia, Grace gli prende la pistola e decide che "tutto questo deve finire". Rambo se ne libera in un colpo solo. La disarma e la ficca nel trasporto corazzato. Poi spara al serbatoio e il trasporto esplode.


A questo punto ho di nuovo alzato le braccia al cielo, felice della dipartita dell'inutile bonazza. Ma non ho fatto in tempo a urlare "DAI MANIACO OMICIDA, AMMAZZA TUTTO QUELLO CHE SI MUOVE!" che improvvisamente la ragazza esce dalle fiamme come se niente fosse e incazzata come una belva uccide il killer con un fucile a pompa, regalando allo spettatore l'unica scena degna di nota del film:


Dissolvenza.
Titoli di coda.
Complimenti. Mi avete fregato.


Quello che vale la pena ricordare:

Guardatelo!
E' il tizio che gestisce l'area di servizio in cui Jim e Grace incontrano per la prima volta lo psicopatico. Il segno dell'abbronzatura sulle braccia, farneticanti dissertazioni riguardanti le automobili, lo sguardo perennemente lanciato verso le chiappe di Grace. Semplicemente stupendo!
Ho pregato il dio del cinema che questo tizio riapparisse più avanti nel film, ma la grazia non mi è stata concessa. Peccato.

Quello che è necessario dimenticare:


Siamo nel motel dove i due ragazzi hanno deciso di nascondersi per la notte. Grace vorrebbe aspettare il ritorno di Jim, andato a telefonare, ma non ci riesce e si addormenta. Quando riapre gli occhi, si ritrova davanti, appoggiata sul comodino, una merendina. Una mano le tocca la coscia e lei dice languidamente:
-Così mi fai eccitare...
All'improvviso appare il killer, che le sale sopra e la blocca con le mani.

E come se niente fosse, arrapato come un furetto le dice la battuta più orrenda che io abbia mai sentito:
-ETTU MEFAI SSANGUE!

...

Conclusione:
Evitate questo film come la peste o almeno vedetelo soltanto per cazzeggiare con gli amici. E' una gran perdita di tempo.
Il grosso peccato è che Sean Bean riesce a tirare fuori un'intepretazione interessante da un personaggio piuttosto banale, che non è nient'altro che il classico serial killer "col trauma" dal passato torbido. Passato che, ovviamente, non ci viene nemmeno accennato.
Come già detto in precedenza, non c'è mai un'inquadratura degna di nota. I dialoghi sono più che altro un riempitivo. Le uniche parole che vogliono dire qualcosa sono quelle che escono dalla bocca di John Ryder, il pazzo omicida, ma niente di particolarmente ispirato.
Non si capisce come diavolo faccia il killer a ritrovare sempre e comunque i due poveri ragazzi. E la macchina mega-favolosa? 'Ndo cazzo l'ha presa? L'unica risposta possibile è BOH!
Il film è un remake dell'omonimo film del 1986, che vanta nel cast la presenza di Rutger Hauer. Non ho mai visto l'originale, ma dubito fortemente che possa essere peggiore di questo. L'ennesima prova che i remake, tranne rarissimi casi, sono nient'altro che delle redditizie trappole per turisti.

Voto di Vic: 4

sabato 28 febbraio 2009

Domande necessarie

Ok, è fatta...

1)Chi siamo?
Risposta semplice: siamo due fratelli con tanta voglia di dire qualcosa...qualsiasi cosa.

Risposta complessa: siamo due figli del nostro tempo, quindi siamo convinti che quello che diciamo abbia una particolare importanza. Siamo il tipo di persone che sognano almeno una volta nella loro vita di essere intervistati riguardo a qualche argomento. Mentre ci guardiamo allo specchio o siamo soli in macchina, ci facciamo delle domande da soli con voce impostata del tipo "Mi dica, mister Vic Vega, cosa ne pensa della moderna visione del bla bla bla" e rispondiamo a noi stessi con fare piacionico, convinti di aver espresso un interessante punto di vista.

2)Perché creare un blog?
Perché nell'era di internet chiunque ha un blog. L'artista impegnato che tappezza il proprio spazio personale con sculture astratte che non significano una cippa è a pochi clic di distanza dall'animale da bar più becero che ci sia, che ha aperto un blog solo per condividere con tutti le sue più fantasiose bestemmie. La casalinga frustrata che racconta le sue scappatelle extra-coniugali inventate di sana pianta, ha nei link il blog di un famoso scrittore per bambini.
Finti playboy, veri playboy, apprendisti scrittori, apprendisti stregoni, apprendisti recensori, critici consumati, poeti da strapazzo, pipparoli, nerd, metallari, finte zoccole, zoccole vere, giornalisti in incognito, politici in incognito, profeti dell'imminente apocalisse e l'uomo per bene che si indigna per la grande quantità di pornografia che gira su internet.
Il popolo dei blogger è quello in assoluto più vasto e multiforme che esista sulla rete. Chiunque abbia qualcosa da dire è ben accetto.
Perché non dovremmo esserlo noi?

3)Ma di cosa tratta il blog?
Il blog tratta praticamente di qualsiasi cosa. E' uno scatolone in cui infilare i nostri pensieri, onde evitare che ci scoppi il cranio.
Parleremo di cinema, di libri, di fumetti e di musica. In poche parole di tutto quello che ci piace e che non ci piace. Cercheremo sempre di essere una voce indipendente e sincera. Non abbiano la presunzione di sentirci "due che fanno ridere", ma molte volte saremo ironici riguardo a film, libri o fatti di cronaca. Eventuali rosiconi sono avvertiti; se parlo male di un film che a voi piace siete liberi di commentare negativamente o insultare a piacimento. Potete portarmi come esempio tutti i sottotesti e i significati nascosti in un libro o in un fumetto, ma se quel libro o quel fumetto mi hanno fatto vomitare le palle degli occhi per la bruttezza, me ne sbatterò altamente della vostra opinione e così farà mio fratello.
In fin dei conti...potete sempre aprire un blog vostro.

4)Perché i fratelli Vega?
Dunque, il nome è venuto in mente a me.
Mio fratello se ne viene fuori con l'idea:

-Ehi, apriamo un blog!
-Certo! Come lo chiamiamo?

Allora ha iniziato a dire i nomi di tutto quello che vedeva in giro per la stanza.

"Sedia"
"Tavolo"
"Lampadario"
"Orologio"

...

Alla fine ho dovuto metterci una pezza il qui presente Vic, il quale se n'è venuto fuori con l'idea dei due fratelli dei film di Tarantino.
In fondo noi due siamo come loro.

Io sono Vic, conosciuto anche come Mister Blonde. Me ne sto appoggiato ad un palo con una bibita in mano. Sembro un tipo tranquillo e affidabile che guarda le cose con l'aria di chi dice "ehi, non sarò un genio, ma qualcosina la so anche io!".
La gente molto spesso mi sottovaluta o pensa che io sia pazzo, ma se andate ad aprire il mio portabagagli ci troverete dentro un poliziotto legato e imbavagliato, a testimonianza del fatto che, in realtà, avevo un piano. Certo, poi mi gira il boccino e tagliuzzo il poliziotto con il rasoio, ma che ci volete fare? Sul momento mi sembrava una buona idea...

Mio fratello è Vincent. Lui è uno che pensa di meno e agisce molto di più, il che lo porta inevitabilmente a fare delle cazzate tremende, tipo che si gira con la pistola in mano e spara al ragazzo nero sui sedili dietro. Molto spesso incazzoso per i motivi più inaspettati, ma allo stesso tempo sincero, diretto. Uno che ha sempre un vaffanculo a portata di mano, sia mai che oggi riesce ad ammollarlo a qualcuno.
Vincent ha voglia di divertirsi e non bada alla forma, ma alla sostanza. E' uno che sa quello che vuole e fa di tutto per ottenerlo. Vive con la pancia e ogni tanto accende il cervello, quasi sempre nei momenti sbagliati. Guardate la sua immagine e capite tutto; è uno che legge al cesso...

Insieme siamo una coppia di persone qualunque che sanno tutto e non sanno niente. Come ce ne sono tante, ma allo stesso tempo unici. Ansiosi di sottrarci alle quotidiane rotture di palle, abbiamo deciso di metterci in gioco, con la speranza che qualcuno, passando di qua, decida di fare una puntata fissa nelle sue prossime visite nel web a casa dei fratelli Vega.
La porta è sempre aperta.

5)Quando vi romperete le palle di questo blog e mollerete tutto?
Difficile a dirsi.
Dipende da quanta voglia abbiamo di scrivere. Se qualcuno ci legge, saremo contenti di continuare a postare qui, altrimenti temo che la noia prenderà il sopravvento.
Senza contare che Vincent è la persona più incostante del mondo. Oggi mi ha proposto di fare il blog. Domani potrebbe chiedermi di demolirlo.
A distruggere un blog si fa sempre in tempo. La cosa difficile è costruirlo e impegnarsi perché non rimanga solo un post di benvenuto nella prima e unica pagina del blog.
Da parte mia, mi impegnerò per renderlo sempre interessante e vivo, affinché sia un'occasione di svago tanto per me quanto per voi.

Saluti a tutti.
Il viaggio inizia qui.